ISRAELE
IL POPOLO ELETTO


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Errori Storici
nella Letteratura Giudaica
del Periodo del Secondo Tempio

 

Il ritorno dei Giudei da Babilonia produsse alcuni cambiamenti significativi nella composizione delle Scritture e nella loro interpretazione. In questo periodo sono scritti gli ultimi libri ammessi nel TaNaKh: Abdia, Haggeo, Zaccaria e Malachia tra i Profeti; Esther, Ezra, Neemia, e Cronache fra gli Scritti. Inoltre vi è anche una prolifica produzione di pseudoepigrafici ed apocrifi – alcuni dei quali furono inclusi nella versione dei Settanta, altri erano molto apprezzati dagli esseni, la Comunità di Qumran ed altri ambienti mistici ebraici. Si scrivono anche i Targummim ed inizia a svilupparsi la “Torah orale”, che però non si definisce se non alcuni secoli dopo, in piena Diaspora. Il periodo del Secondo Tempio è quello compreso entro le Settanta Settimane di Daniel, tempo che Elohim aveva dato al popolo di Yehuda per cessare la trasgressione, porre fine al peccato, espiare l’iniquità, stabilire una giustizia eterna, sigillare visione e profezia, e, infine, ungere il Luogo Santissimo, obiettivi che il popolo non riuscì a compiere e di consegueza avvenne il male annunciato alla fine della settantesima settimana.
In questo momento cruciale della storia emerse il concetto di “giudeo” come identità nazionale e religiosa, che comprendeva diverse correnti interpretative delle Scritture. Si accentua particolarmente la speranza messianica. Tra l’abbondante letteratura ebraica che fu scritta spicca l’apocalittica, e c’è anche un importante sviluppo del mito e, pertanto, degli errori storici.
In questa sezione citiamo alcune di queste imprecisioni nei libri che compongono il TaNaKh – agli scritti appartenenti alla letteratura considerata apocrifa abbiamo dedicato uno studio separato.


Cronache

L’autore delle Cronache (Divrei Hayamim) narra gli eventi già registrati nei Profeti precedenti (Libri "Storici"), ma tiene conto solo dei re di Yehuda, perché già non considerava più il Regno di Israele come parte del suo popolo, né della sua storia, ma solo il Regno di Yehuda. È nel Libro delle Cronache dove troviamo discrepanze con la storia scritta in precedenza. Nel primo caso che vedremo si tratta solo di una differenza concettuale, nei successivi invece sono errori.


Chi incitò David a fare il censimento d'Israele e di Yehuda?

2Samuel 24:1 L’Eterno si accese di nuovo d’ira contro Israele, e incitò Davide contro il popolo, dicendo: “Va’ e fa’ il censimento d’Israele e di Giuda”. 2 Il re disse a Yoab, che era capo dell’esercito e che era con lui: “Gira per tutte le tribù d’Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, e fate il censimento del popolo perché io ne sappia il numero”.
1Cronache 21:1 Satana si mosse contro Israele, e incitò Davide a fare il censimento d’Israele. 2 Davide disse a Yoab e ai capi del popolo: “Andate, fate il censimento degli Israeliti da Beer-Sceba fino a Dan: e venite a riferirmene il risultato, perché io ne sappia il numero”.


Questo passaggio è uno dei più citati dagli scettici, poiché Samuel dice che fu il Signore che incitò Davide a fare il censimento del popolo, mentre il Cronista dice che fu l’Avversario. Questa apparente contraddizione ci è molto utile per comprendere la differenza concettuale che è emersa nel periodo del Secondo Tempio, in parte a causa di possibili contatti in Babilonia e Persia tra i Giudei e seguaci di Zardusht –Zoroastro–. Nella Torah ed i libri precedenti l’esilio in Babilonia si concepiva Elohim come unica Origine di tutte le cose, compresi il bene e il male – i quali nel Principio erano nello stesso frutto dello stesso albero. Quest’idea è stata recuperata dal giudaismo rabbinico per contrasto con il cristianesimo, ma tutte le prove letterarie dimostrano chiaramente che per tutto il periodo del Secondo Tempio fu distaccata da Elohim questa caratteristica e l’origine del male fu attribuito a Satana, considerando Elohim solo Creatore del bene e non del male –concetto ereditato dal cristianesimo, fino ad oggi–.
Le poche menzioni di Satana o delle forze del male prima dell’esilio ci mostrano l’Avversario come soggetto alla volontà dell’Onnipotente (Giobbe 1:6-12; 2:1-6), o inviato da Lui (1Re 22:20-22; citato testualmente in 2Cronache 18:19-21). Il concetto emerso nell’esilio è più vicino al dualismo, ed il Cronista probabilmente interpretava che anche se è Elohim che ha l’ultima parola su tutte le cose, fu attraverso l’Avversario e non Egli direttamente che incitò Davide a fare qualcosa contraria alla Sua propria volontà. Quindi, in questo caso, considerando il contesto culturale del Cronista, si capisce che questo non è un errore, ma una reinterpretazione del testo.


Il caso di Baasha

1Re 16:6 E Baasa si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto a Tirsa; ed Ela, suo figlio, regnò al suo posto. 8 Il ventiseiesimo anno di Asa, re di Giuda, Ela, figlio di Baasa, cominciò a regnare sopra Israele.
2Cronache 16:1 L’anno trentaseiesimo del regno di Asa, Baasa, re d’Israele, salì contro Giuda, e costruì Rama per impedire che nessuno andasse e venisse dalla parte di Asa, re di Giuda.


Questo è un caso molto discusso al quale molti hanno cercato di dare varie spiegazioni, ma nessuna di esse plausibile. Ovviamente Baasa non risuscitò dopo dieci anni per attaccare Asa. Dai rabbini più autorevoli agli apologeti cristiani più notevoli hanno inventato presunte e assurde interpretazioni del testo. Tra le teorie proposte, si possono citare le seguenti:
• Il Cronista non conterebbe gli anni dall’inizio del regno di Asa, ma dalla divisione del regno, e sarebbe il sedicesimo anno di Asa, a cui si aggiungono i vent’anni dei re precedenti, Rehavam e Aviyam. Il termine usato dal Cronista tradotto “regno”, che è “malkut”, dovrebbe essere interpretato in riferimento al Regno di Yehuda e non al regno di Asa (in verità, la parola supporta entrambi i significati). Tale interpretazione non è ammissibile in base al contesto, e costituirebbe un’eccezione senza motivo alla formula utilizzata dallo scrittore per il conto degli anni di tutti gli altri re.
Una versione più bizzarra di questa stessa interpretazione propone che 36 anni è il tempo che Yehuda ed Israele dovevano rimanere separate come conseguenza dell’errore di Salomone, di aver preso in moglie la figlia del Faraone, per un periodo equivalente al numero di anni della durata di tale matrimonio. Quando il Profeta Ahiyah annunciò la rottura del regno, disse chiaramente che non fu a causa del matrimonio di Salomone con la figlia del Faraone, ma per aver permesso l’idolatria (1Re 11:33), e non prevedeva un periodo di tempo limitato, ma promise a Yarovam “una casa stabile” come quella di David (11:38), a patto di osservare i comandamenti.
• Il Cronista includerebbe negli anni del regno di Asa una presunta co-reggenza di più di dieci anni con sua madre Ma’akah, nel corso della quale ella sarebbe stata la regina dopo Aviyam, mentre l’autore del Libro dei Re terrebbe conto solo degli anni in cui Asa regnò da solo, dopo aver deposto sua madre (1Re 15:13). Questa interpretazione è infondata, in primo luogo perché sconvolgerebbe l’intera cronologia dei re di Yehuda ed Israele, ed anche perché il racconto del Libro dei Re indica con sufficiente chiarezza che Asa tolse a Ma’akah il titolo di regina madre all’inizio il suo regno.
• Il re d’Israele in 2Cronache 16:1 sarebbe un presunto “Baasha II”. Tale proposta non merita di essere presa in considerazione. Nell’anno 36 di Asa regnava Omri in Israele.
• Un’altra interpretazione suggerisce che l’intero paragrafo tra 2Cronache 16:1, ad eccezione della prima frase, e 16:6 è tra parentesi, cioè, si dovrebbee leggere: “L’anno trentaseiesimo del regno di Asa (Baasa, re d’Israele, salì ecc.) In quel tempo, Hanani, il veggente, si recò da Asa”, vale a dire che l’anno 36 è in realtà quando Hanani si presenta davanti ad Asa, e ciò che è scritto tra la prima frase di 16:1 e 16:7 sarebbe una sintesi di ciò che era accaduto in precedenza nel suo regno. Questa interpretazione è molto elaborata e molto poco convincente.

È ragionevole ammettere che si tratta di un errore –non sappiamo se dell’autore o di qualche copista– ed i copisti successivi non hanno alcuna autorità per correggere gli errori nel testo anche se sono palesi. Non ha senso tentare di giustificare il conflitto testuale inventando interpretazioni. Né i Giudei perderanno il favore d’Elohim né i cristiani la grazia per considerare che questo passaggio non è stato trasmesso nel modo corretto.
Tuttavia, essendo accertato che vi è un errore di testo, la maggior parte degli esegeti si sono concentrati sul problema nel numero dell’anno, dovendo giungere alla conclusione che “l’anno trentaseiesimo” non può essere un errore del copista, dal momento che nella frase precedente dice: “E non ci fu più nessuna guerra fino al trentacinquesimo anno del regno di Asa” (2Cronache 15:19), e data l’accuratezza degli scribi, è impossibile che ci siano due sbagli simultanei. Se 36 fosse stato trascritto erroneamente, invece di 16, anche 35 avrebbe dovuto essere sbagliato, invece di 15, ed ogni copista avrebbe notato l’irregolarità – considerando anche che gli scribi erano diversi, e nono solo uno, sullo stesso testo. É più plausibile che l’errore stia nel nome, e invece di Baasa dovrebbe dire Omri, che era re d’Israele nell’anno 36 di Asa.

Un’altra possibilità è che lo scrittore abbia preso queste informazioni da un documento incompleto che si riferisse veramente ad un re Baasa intervenendo in questo attacco contro Yehuda: potrebbe trattarsi di Baasha ben-Ruhubi, re di Ammon, con chi si sarebbe alleato Omri re d’Israele. Storicamente questo è fattibile, dal momento che alcuni anni più tardi troviamo Baasa di Ammon alleato con Achab di Israele nella battaglia di Qarqar.
Così, una possibile ricostruzione della fonte riportata dal Cronista potrebbe essere: “L’anno trentaseiesimo del regno di Asa, Baasa [re di Ammon, e Omri] re d’Israele, salì contro Giuda, e costruì Rama per impedire che nessuno andasse e venisse dalla parte di Asa, re di Giuda”.
Tuttavia, Baasha è menzionato ancora tre volte in relazione a questo episodio (16:3,5,6) ed una volta di nuovo come “re di Israele”, quindi, mantenendo l’ipotesi che in realtà si tratta del re di Ammon, sarebbe probabile che Omri sia stato un vassallo di Baasa di Ammon e in questo senso gli abbia concesso il territorio a sud del Regno di Israele, e Baasa di Ammon sarebbe chiamato “re d’Israele” in virtù d’esercitare la sovranità effettiva. Questa egemonia di Ammon sarebbe finita quando Achab suggellò la sua alleanza con Yehoshafat di Yehuda (2Cronache 18:1). Successivamente il Cronista racconta una guerra contro degli Ammoniti contro Yehoshafat (2Cronache 20:1-30) di cui lo scrittore di Re non fa menzione.


Il caso di Achaziah

Su questo caso trattiamo più specificamente in un altro studio –Achaziah di Yehuda– in cui osserviamo più di un problema con gli eventi riguardanti questo re, uno dei quali inconciliabile con qualsiasi spiegazione che sia stata proposta, che è l’età di 42 anni attribuitagli in 2Cronache 22:2, quando successe a suo padre, che aveva solo 40 anni. Indubbiamente c’è stato un errore del Cronista o del copista. Per l’analisi di questo caso, vedere lo studio ha suggerito.


Altri errori numerici e differenze concettuali nel Libro delle Cronache

In Divrey HaYamim (Cronache) il problema di trasmissione di numeri si verifica più di una volta. Oltre al caso dell’età d’Achazia ci sono altre discrepanze con i registri del Libro di Samuele:

2Samuel 8:4 Davide gli prese millesettecento cavalieri e ventimila fanti; tagliò i garretti a tutti i cavalli da tiro, ma risparmiò dei cavalli per cento carri.
1Cronache18:4 Davide gli prese mille carri, settemila cavalieri e ventimila fanti; tagliò i garretti a tutti i cavalli da tiro, ma riservò dei cavalli per cento carri.

2Samuel 10:18 Ma i Siri fuggirono davanti a Israele e Davide uccise ai Siri gli uomini di settecento carri, quarantamila cavalieri, e colpì pure Shobach, capo del loro esercito, che morì là.
1Cronache 19:18 Ma i Siri fuggirono davanti a Israele; e Davide uccise ai Siri gli uomini di settecento carri e quarantamila fanti, e uccise pure Shofach capo dell’esercito.


Nel primo caso, Samuel riferisce 1700 cavalieri, il Cronista divide questa cifra in mille carri e 7000 cavalieri. Nel secondo caso, Samuel parla di 700 combattenti in carri ed il Cronista di nuovo aumenta questa cifra a 7000. Evidentemente entrambi i testi provengono dalla stessa fonte, data la somiglianza di redazione, ed in entrambi i casi i numeri sono espressi in parole –non esistevano caratteri numerici–. Tuttavia, è possibile che entrambi gli scrittori abbiano tradotto in parole le cifre che nel registro originale erano scritti in caratteri con valore numerico, che allora erano lettere. L’abjad utilizzato in tempi di Samuel e dei suoi successori che scrissero il libro intitolato al Profeta, e fino all’esilio di Yehuda, era quello cananeo. Il Cronista invece, già utilizzava l’abjad attuale, provenente da Babilonia, ed esiste la possibilità che qualche carattere abbia cambiato valore numerico nel passaggio da un abjad all’altro. Questo non è improbabile, se consideriamo per esempio nel presente un caso che può essere paragonabile, in lingua inglese il termine “billion” rappresenta due valori diversi nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ed un lettore britannico interpreterebbe questa figura in un valore moltiplicato per mille rispetto a quello che un lettore americano capirebbe (ultimamente questi criteri sono stati unificati, ma questa differenza persisteva fino alla fine del XX secolo).

Nel racconto della guerra tra Aviyam di Yehuda e Yarovam di Israele (2Cronache 13:3) c’è anche un’interpretazione molteplicata dieci volte di numeri reali di entrambi gli eserciti, giacché in confronto ad altri documenti dell’epoca non è possibile che ci fossero 400mila ed 800mila soldati, ma piuttosto 40mila ed 80mila, confermando l’ipotesi menzionata sopra, che i valori numerici del’abjad antico non corrispondono esattamente a quello utilizzato dal Cronista.


Per quale prezzo acquistò David l’aia di Aravna?

Nei casi che abbiamo considerato prima, il problema delle differenze quantitative tra i racconti di Samuele/Re da una parte e Cronache dall’altra sono spiegabili in quanto cifre che variano solo nella quantità di zeri e si riferiscono a schiere, differenze che, come abbiamo detto, possono essere giustificate se si considera che i valori numerici nei diversi sistemi di scrittura possono non essere identici, ma nel caso che esponiamo in seguito si tratta di numeri diversi ed in riferimento a materiali di diverso valore:

2Samuel 24:24 Ma il re rispose ad Arauna: “No, io comprerò da te queste cose per il loro prezzo e non offrirò all’Eterno, al mio Elohim, olocausti che non mi costino nulla”. David comprò l’aia e i buoi per cinquanta sicli d’argento.

1Cronache 21:23 Ornan disse a David: “Prendilo, e il re, mio signore, faccia quello che pare bene ai suoi occhi; guarda, io ti do i buoi per gli olocausti, gli attrezzi per trebbiare come legna, e il grano per l’offerta; tutto ti do”. 24 Ma il re David disse a Ornan: “No, io comprerò da te queste cose per il loro intero prezzo; poiché io non offrirò all’Eterno ciò che è tuo, né offrirò un olocausto che non mi costi nulla”. 25 E Davide diede a Ornan come prezzo del luogo il peso di seicento sicli d’oro.


Palesemente, tra 50 shekalim d’argento e 600 shekalim d’oro la differenza è inestimabile. Se fosse stato invece, 50 shekalim d’oro e 600 shekalim d’argento, potremmo averle ammesse come due misure che in quei tempi potrebbero essere state equivalenti, ma non è questo il caso. Nemmeno possiamo speculare alludendo che il Cronista ha fatto un aggiornamento sulla base dell’inflazione, in quanto il peso in oro o argento è sempre lo stesso: un’oncia d’oro peserà sempre un’oncia d’oro, a prescindere dal prezzo dell’oro, e lo shekel –siclo– è una misura di peso e non una valuta come il dollaro, l’euro, il franco o altro valore fluttuante. Uno shekel d’oro è sempre uno shekel d’oro, uno shekel d’argento è sempre uno shekel d’argento (come misura di peso, non parliamo qui della moneta dello Stato di Israele che ha lo stesso nome). Vediamo alcuni prezzi stabiliti in shekalim in diversi periodi:

Genesi 23:16 Abraam diede ascolto a Efron e gli pesò il prezzo che egli aveva detto in presenza dei figli di Chet: quattrocento sicli d’argento, di buona moneta corrente tra mercanti. 17 Così il campo di Efron, che era a Macpela di fronte a Mamre, il campo con la grotta che vi si trovava, tutti gli alberi che erano nel campo e in tutti i confini all’intorno.

Sulla base di quello che aveva pagato Avraham per il campo di Macpela, sembra che David avesse pagato un valore simbolico per l’aia d’Aravna, anche se in generale si stima che Avraham ha pagato un alto prezzo per la sua acquisizione –benché gli alberi erano importanti nella valutazione di un terreno–.

Tuttavia, ai tempi dell’Esodo, 50 shekalim d’argento era il prezzo per il riscatto di un maschio adulto, e 30 shekalim quello di una donna (Levitico 27:2-4). Valeva anche 50 shekalim la terra che producesse un omer di semenza (Levitico 27:16).
L’offerta dei prìncipi d’Israele alla dedizione del Tabernacolo era di 200 shekalim d’argento e 10 shekalim d’oro (Numeri 7:13-86), per un totale di 2400 shekalim d’argento e 120 shekalim d’oro per le dodici Tribù.
Il prezzo offerto a Dalilah per Samson, 1100 shekalim d’argento per ognuno dei capi dei Filistei (Giudici 16:5), sembra essere stato esorbitante, perché nel capitolo successivo dieci shekalim d’argento erano sufficienti come stipendio netto di tutto l’anno per un levita che officiasse come kohen privato (Giudici 17:10), oltre a vitto e alloggio.
Già al tempo di Davide, Yoav aveva offerto dieci shekalim d’argento a chi avesse ucciso Abshalom (2Samuel 18:10-11).
Sulla base di questi dati, ne consegue che David ha pagato un prezzo basso per l’aia di Aravna. Tuttavia, in tempi di Geremia, il Profeta comprò un campo per appena diciassette shekalim d’argento (Geremia 32:9), per cui è possibile che in quei tempi la proprietà avesse un costo molto basso rispetto ad altri beni. In ogni caso, 600 shekalim d’oro come riportato dal Cronista, è un’esagerazione.


I figli di Zervia ed il caso di Amasa

Zerviàh, o Tzervia, dev’essere stata una donna molto importante, in quanto è sempre nominata anziché suo marito, essendo ciascuno dei suoi figli, Yoav, Avishai ed Asahel, chiamati con l’insolita formula “figlio di Zervia” – “Yoav ben-Tzervia”, scritto tredici volte nella Bibbia (2Samuel 2:13; 8:16; 14:1; 23:18,37; 1Re 1:7; 2:5,22; 1Cronache 11:6,39; 18:15; 26:28; 27:24), e “Avishai ben-Tzervia”, suo fratello, così nominato sei volte negli stessi libri (1Samuel 26:6; 2Samuel 16:9; 18:2; 19:21; 21:17; 1Cronache 18:12), ed insieme ad Asahel, fratello d’entrambi, li si identifica come “figli di Tzervia” (2Samuel 2:18; 3:39; 16:10; 19:22; 1Cronache 2:16) mentre il nome del padre d’essi non è mai menzionato. Questa caratteristica è quasi unica nella Scrittura, in quanto nei pochi ed eccezionali casi in cui un uomo è conosciuto per chi era sua madre piuttosto che suo padre è quando ella è una persona di particolare importanza, ma nulla ci è detto sull’identità di Tzervia. I suoi figli appartenevano alla cerchia di uomini di fiducia di David, particolarmente Yoav, ma gli erano anche scomodi. A causa di questo enigma posto dai libri di Samuel e dei Re sulla persona di Tzervia, di cui non indicano alcuna affiliazione, né a quale famiglia appartenesse, il Cronista cerca di risolvere questo mistero attribuendole l’essere sorella di David:

1Cronache 2:13 Isai generò Eliab, suo primogenito, Abinadab il secondo, Shim’a il terzo, 14 Netane’el il quarto, Raddai il quinto, 15 Otzem il sesto, David il settimo. 16 Le loro sorelle erano Zervia e Abigail. I figli di Zervia furono tre: Abisai, Joab e Asael. 17 Abigail partorì Amasa, il cui padre fu Jeter, l’Ismaelita.

Tuttavia, Samuel ci dice un’altra cosa:

2Samuel 17:25 Absalom aveva messo a capo dell’esercito Amasa, al posto di Joab. Amasa era figlio di un uomo chiamato Itra, l’Ismaelita, il quale aveva avuto relazioni con Abigail, figlia di Nahas e sorella di Zervia, madre di Joab.

Cioè, Tzervia era sorella d’Abigail (non la moglie di David, ma la madre di Amasa), e quindi dovrebbe essere anch’ella figlia Nachash.

In questi passaggi ci sono due differenze evidenti, ma continuiamo con la prima di queste: Tzervia sarebbe figlia di un certo Nachash, quindi non è la figlia di Yishai, padre di Davide. Questa discordanza tra i Libri di Samuel e Cronache ha generato la solita speculazione interpretativa cercando di conciliare entrambi i racconti, e tra le diverse spiegazioni si sono postulate le seguenti: che Nachash fosse un altro nome per Yishai, oppure, sarebbe il nome della moglie di Yishai e madre di David –che nel Talmud è chiamata Nitzèveth–, o che Nachash sia stato il primo marito della moglie di Yishai, che alcuni identificano con l’omonimo re di Ammon. Nessuna di queste opzioni sembra plausibile, ma piuttosto che il Cronista abbia voluto attribuire una nobile stirpe a Tzervia e quindi, la presenta come sorella di David, in quanto la sua vera origine non è rivelata nei libri dei Profeti.
Essendo Yoav, Avishai ed Asahel generali di David e di conseguenza coetanei o poco più giovani di lui, Tzervia dovrebbe essere stata molto maggiore di David, e quindi è improbabile che sia stata sua sorella, anche se non impossibile. Tuttavia, il fatto che sia indirettamente chiamata figlia di Nachash –attraverso sua sorella– lascia poche possibilità alla versione del Cronista, che sia stata la sorella di David.

La seconda differenza riguarda il cognato di Tzervia, marito di Avigail e padre di Amasa, che presenta una difficoltà in termini di nazionalità. Nel Libro di Samuel è chiamato Yithrà, Israelita, mentre in Cronache è Yether, Ismaelita. Il nome è lo stesso, entrambi sono varianti di Yithro, Jethro (in 1 Re 2:5,32 è chiamato Jether), ma tra “Israelita” ed “Ismaelita” la differenza non è irrilevante. Non si tratta di una sola lettera, come in italiano, ma di sostituirne una ed aggiungerne un’altra. Alcuni apologeti sostengono che una persona può avere due nazionalità, ed è vero, ma è anche una spiegazione poco convincente. Essendo che Amasa si era unito alla ribellione d’Absalom contro David, il Cronista nel suo zelo per difendere il prestigio di Israele potrebbe aver usato un eufemismo chiamando “Ismaelita” ad Amasa paragonandolo ad un figlio diseredato.

Abbiamo un indizio in Samuel, che menziona Nachash due volte nello stesso brano:

2Samuel 17:25 Absalom aveva messo a capo dell’esercito Amasa, al posto di Joab. Amasa era figlio di un uomo chiamato Itra, l’Ismaelita, il quale aveva avuto relazioni con Abigail, figlia di Nahas e sorella di Zervia, madre di Joab. 26 Israele e Absalom si accamparono nel paese di Galaad. 27 Quando David fu giunto a Mahanaim, Shobi, figlio di Nahas che era di Rabba, città degli Ammoniti, Machir, figlio di Ammiel da Lodebar, e Barzillai, il Galaadita di Roghelim, ecc.

Potrebbe essere solo una coincidenza, che Shobi ben-Nachash, Ammonita ed alleato di David, sia il figlio dello stesso Nachash che era il padre di Abigail – in questo caso, ella sarebbe la sorella di Shobi, e quindi avrebbe senso chiarire che suo marito era un “Israelita” in qunato ella sarebbe d’origine Ammonita. Tuttavia, è interessante notare che solo Abigail, e non specificamente Tzervia, è chiamata “figlia di Nahas”, per cui è possibile che siano state sorelle solo per via matrilineare, poiché Tzervia apparentemente è più importante.

In conclusione, è soltanto una frase scritta in 1Cronache 2:16 che ha sollevato l’idea che Tzervia fosse la sorella di David, e quindi Yoav, Avishai, Asahel e Amasa, i suoi nipoti. Samuel non avrebbe omesso un dettaglio così importante, per cui è ragionevole considerare che il Cronista abbia voluto dare un lignaggio a Tzervia, di cui i Profeti non danno alcuna genealogia, e nemmeno accennano chi sia stato suo marito. Forse Tzervia era una donna come Rahav, conosciuta nella città dove viveva, e per questa ragione non si menziona il padre (oppure i padri) dei suoi figli, che erano solo “figli di Tzervia”.


Racconto selettivo della storia dei Re

L’autore di Cronache mostra un atteggiamento di voler rivendicare storicamente i re di Yehuda, in quanto cerca di trasmettere il più possibile solo gli aspetti positivi dei loro regni, omettendo circostanze sfavorevoli al prestigio degli stessi. Così in diverse occasioni il Cronista presenta una versione più “kosher” della storia di Yehuda. Consideriamo i seguenti esempi:

• David:

Il Libro delle Cronache non menziona il periodo in cui David fuggiva da Shaul (1Samuel 18:9-30:31), ), né la conseguente contesa con Ishboshet per il trono (2Samuel 2:8-4:12), e fa silenzio sugli atti di David prima di essere incoronato re di tutto Israele. Leggiamo i due racconti a confronto:

2Samuel 5:1 Allora tutte le tribù d’Israele vennero a trovare Davide a Hebron e gli dissero: “Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne. 2 Già in passato, quando Saul regnava su di noi, eri tu che facevi uscire e ritornare Israele; l’Eterno ti ha detto: «Tu sarai pastore del mio popolo, Israele, tu sarai il principe d’Israele»”. 3 tutti gli anziani d’Israele vennero dal re a Hebron e il re Davide fece alleanza con loro a Hebron in presenza dell’Eterno; ed essi unsero Davide come re d’Israele. 4 Davide aveva trent’anni quando fu nominato re e regnò quarant’anni. 5 Da Hebron regnò su Yehuda sette anni e sei mesi e da Gerusalemme regnò trentatré anni su tutto Israele e Yehuda.

Invece, il Cronista passa direttamente dalla morte di Shaul all’incoronazione di Davide come re d’Israele, lasciando da parte i sette anni e mezzo del suo regno su Yehuda:

1Cronache 10:13 Così morì Saul, a causa dell’infedeltà che egli aveva commessa contro l’Eterno per non aver osservato la parola dell’Eterno, e anche perché aveva interrogato e consultato quelli che evocano gli spiriti, 14 mentre non aveva consultato l’Eterno. E l’Eterno lo fece morire, e trasferì il regno a Davide, figlio d’Isai. 11:1 Allora tutto Israele si radunò presso Davide a Hebron, e gli disse: “Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne. 2 Anche in passato, quando il re era Saul, tu guidavi e riconducevi Israele; e l’Eterno, il tuo Dio, t’ha detto: «Tu pascerai il mio popolo, Israele, tu sarai il principe del mio popolo, Israele»”. 3 Tutti gli anziani d’Israele vennero dunque dal re a Hebron, e Davide fece alleanza con loro a Hebron, in presenza dell’Eterno; ed essi unsero Davide come re d’Israele, secondo la parola che l’Eterno aveva pronunziata per mezzo di Samuele.

Oltre a queste cose, il Cronista ha omesso:
· L’adulterio di Davide con Batsheva e tutte le sue conseguenze – l’incesto di Amnon, la ribellione di Avshalom, ecc.
· L’esecuzione di sette discendenti di Shaul (2Samuel 21:1-9).
· David stanco in battaglia, nella sua vecchiaia, assistito da Avishai (2Samuel 21:15-17). Questa è l’unica battaglia di Davide come re di cui Chronache non fa menzione.
· La cospirazione di Adoniyah (1Re 1:5-53) e la sua esecuzione (1Re 2:13-25).
· Le raccomandazioni di David a Salomone su Yoav e Shimei (1Re 2:5-9) e le loro esecuzioni (1Re 2:28-34, 36-46).

• Salomone:

Tutti gli atti di Salomone riportati in 1Re 11:1-40, relativi alle sue mogli straniere, l’idolatria, e gli avversari che Elohim gli suscitò, vengono tralasciati dal cronista, che conclude la storia di Salomone dicendo:

2Cronache 9:29 Il rimanente delle azioni di Salomone, le prime e le ultime, sono scritte nel libro di Natan, il profeta, nella profezia di Ahiia di Silo, e nelle visioni di Ieddo il veggente, relative a Geroboamo, figlio di Nebat.

• Aviyam:

Nel caso d’Aviyam/Aviyah re di Yehuda, l’autore del Libro dei Re –probabilmente il Profeta Geremia– dice: “Egli si abbandonò a tutti i peccati che suo padre aveva commessi prima di lui, e il suo cuore non fu tutto quanto per l’Eterno, suo Elohim, com’era stato il cuore di Davide suo padre” (1Re 15:3). Nient’altro ci specifica circa il suo regno, salvo che combatté Yarovam re d’Israele (1Re 15:7). Il Cronista invece sviluppa i dettagli di quella guerra, e presenta Aviyah come osservante della Torah, reclamando a Yarovam l’aversi allontanato dal Signore e con particolare attenzione al ministero levitico che il re d’Israele aveva abolito (2Cronache 13:4-12). Mentre il Profeta è alquanto severo nei suoi giudizi sui re d’Israele e di Yehuda, il Cronista, molto probabilmente un Levita del periodo del Secondo Tempio, cerca in qualche modo di rivendicare i re di Yehuda.

Il “libro delle cronache dei re di Giuda” (divrey hayamim lemalchei Yehuda) citato in 1Re 15:7 non ha nulla a che fare con i libri delle Cronache presenti nella Bibbia –ai quali ci riferiamo in questo capitolo–, ma si tratta di scritti precedenti, probabilmente i registri del regno a carico degli scribi. Questo libro è menzionato quindici volte da 1Re 14:29 in poi, così come il “libro delle cronache dei re d’Israele” (divrey hayamim lemalchei Yisrael) è citato diciotto volte da 1Re 14:19 in poi. D’altronde, il Cronista nel brano parallelo su Aviyah cita come fonte il “Midrash del Profeta Iddo”, vale a dire che prende come riferimento un documento diverso da quello dello scrittore del Libro dei Re.

• Manasse:

Il Libro delle Cronache menziona il pentimento di Manasse (2Cronache 33:11-19,24), di cui non vi è alcuna indicazione nel Libro dei Re, bensì che è stato il peggiore di tutti i re di Yehuda (2Re 21:16-17; 24:3-4).

2Cronache 33:11 Allora l’Eterno mandò contro di loro i capi dell’esercito del re d’Assiria, che catturarono Manasse con uncini; e, legatolo con una doppia catena di bronzo, lo portarono a Babilonia.

Questo incidente non è riportato nelle Cronache Assire, né è stato trovato alcun documento storico che lo suggerisca. È piuttosto di dubbia storicità, in quanto nei registri di Asarhaddon ed Assurbanipal, re d’Assiria, Manasse è menzionato come un fedele vassallo dell’Impero, cosa che contribuì alla stabilità del suo regno.
Gli Assiri avevano già portato in cattività a tutto Israele, e non solo il loro re, per essersi sottratti al pagamento del tributo imposto (2 Re 17: 4-6). Allo stesso modo avrebbero fatto con Yehuda, e la ragione per cui gli Assiri non deportarono Yehuda è perché i suoi re pagavano puntualmente le tasse imposte da Assiria, come faceva anche Manasse.

2Cronache 33:12 E quando egli fu angosciato, implorò l’Eterno, suo Elohim, e si umiliò profondamente davanti al Elohim dei suoi padri. 13 A Lui rivolse le sue preghiere, e Elohim si arrese ad esse, esaudì le sue suppliche, e lo ricondusse a Gerusalemme nel suo regno. Allora Manasse riconobbe che l’Eterno è Elohim.

La “Preghiera di Manasse” appartiene alla narrazione del giudaismo del Secondo Tempio, ed ha più il carattere di tradizione che d’evento storico. Probabilmente il Cronista introdusse nel suo racconto un’allegoria sulla Casa di Yehuda, con l’obiettivo di dimostrare la misericordia divina verso coloro che per aver disobbedito sono stati portati in cattività, ma se si pentono saranno perdonati e ritorneranno. La menzione di Babilonia come terra d’esilio durante il periodo Assiro sarebbe un anacronismo, se non prendiamo questa storia come una metafora riferita al Regno di Yehuda. Le obiezioni alla storicità di questo evento sono fondate.

Nel Libro dei Re, l’epilogo del regno di Manasse è molto diverso:

2Re 21:16 Manasse inoltre sparse moltissimo sangue innocente: tanto, da riempirne Gerusalemme da un’estremità all’altra; senza contare i peccati che fece commettere a Giuda, facendo ciò che è male agli occhi dell’Eterno. 17 Il rimanente delle azioni di Manasse e tutto quello che fece, e i peccati che commise, è scritto nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 18 Manasse si addormentò con i suoi padri, e fu sepolto nel giardino della sua casa, nel giardino di Uzza.

Il fatto che non sia stato sepolto con i re di Yehuda, ma nella propria casa, è dovuto a che fu indegno di essere contato tra di loro più di tutti i re che gli precedettero.

Il Cronista menziona anche alcuni risultati del presunto pentimento di Manasse:

2Cronache 33:5 Costruì altari a tutto l’esercito del cielo nei due cortili della casa dell’Eterno.
15 Tolse dalla casa dell’Eterno gli dèi stranieri e l’idolo, abbatté tutti gli altari che aveva costruiti sul monte della casa dell’Eterno e a Gerusalemme, e gettò tutto fuori dalla città. 16 Poi ristabilì l’altare dell’Eterno e vi offrì sopra dei sacrifici di riconoscenza e di ringraziamento, e ordinò a Giuda che servisse l’Eterno, Elohim d’Israele.


Secondo il Cronista, Manasse si pentì e rimosse gli altari che aveva costruito nei cortili del Tempio, però, nel Libro dei Re dice che è stato Giosia che li demolì:

2Re 23:12 Il re [Giosia] demolì gli altari che erano sulla terrazza della camera superiore di Acaz, fatti dai re di Giuda, e gli altari fatti da Manasse nei due cortili della casa dell’Eterno; e, dopo averli fatti a pezzi e tolti di là, ne gettò la polvere nel torrente Chidron.

Pertanto, secondo il racconto del Libro dei Re, gli altari sono rimasti nel cortile del Tempio fino al regno di Giosia, il che indica che Manasse non li aveva rimosso. Al contrario, furono i peccati di Manasse che provocarono l’ira d’Elohim sul Regno di Yehuda, che nemmeno il regno giusto di Giosia potè placare:

2Re 23:26 Tuttavia l’Eterno non desistette dall’ira ardente che provava contro il regno di Giuda, a causa di tutte le offese con cui Manasse aveva provocato la Sua ira.
24:3 Questo avvenne solo per ordine dell’Eterno, il quale voleva allontanare Giuda dalla Sua presenza, a causa di tutti i peccati che Manasse aveva commessi, 4 e a causa pure del sangue innocente che egli aveva sparso, e di cui aveva riempito Gerusalemme. Per questo l’Eterno non volle perdonare.


Se Manasse si fosse veramente ravveduto, perché Elohim avrebbe deciso di non perdonare? La conclusione più ragionevole è quella di considerare che il Cronista ha voluto dare un messaggio al popolo di Yehuda, assomigliandolo a Manasse circa il peccato, e poi cambiando la realtà storica creando un finale positivo che deriva dal pentimento sincero, il quale consente il ritorno.