ELOHIM
Plurale o Singolare?
“Sh’mà Yisrael, Adonay Eloheinu, Adonay Echàd” (Devarim 6:4)
“Ascolta, Israele: l’Eterno, il nostro Elohim, è l’Unico Eterno” (Deuteronomio 6:4)
Questa è la dichiarazione di fede che ogni Ebreo deve pronunciare, che D*o è Uno. Tuttavia, i cristiani in generale sostengono (per ignoranza o malafede) che quest’affermazione contiene indizi della trinità, e lo fanno addirittura credendo d’interpretare il testo ebraico. Le due parole su cui essi sostengono la loro falsa interpretazione sono «Elohim» e «Echàd»*, argomentando che la prima è plurale e la seconda implica pluralità – nulla è più lontano dalla verità. In questo breve studio esamineremo entrambe parole correttamente secondo la lingua ebraica, e chiunque può confrontare ciò che esporremo qui, ma è bene assicurarsi che sia fatto con esperti conoscitori della lingua ebraica e non con apprendisti di teologia, i quali non conoscono in profondità la lingua biblica e speculano su tutte le cose con lo scopo di promuovere le loro idee religiose, osando anche insegnare su una lingua che palesemente è da loro sconosciuta.
Nella prima parte vedremo la parola «Elohim»; nella seconda parte, la parola «Echàd».
* Per le parole ebraiche, la “ch” pronunciasi come in tedesco.
ELOHIM
È noto che, dal punto di vista morfologico, questa parola corrisponderebbe al plurale maschile, secondo la regola della lingua ebraica che prevede che i plurali maschili terminano in “-im” e quelli femminili in “-ot”. Tuttavia, come in tutte le lingue, le regole generali non sono assolute, ma ci sono sfumature ed eccezioni. In effetti, esistono in ebraico parole maschili con forma femminile e viceversa, e parole che al singolare hanno forma plurale, così come ci sono parole che sono maschili al singolare ed hanno un plurale femminile, oppure parole che sono femminili al singolare ed hanno un plurale maschile. A sua volta, ci sono nomi che prendono aggettivi di genere opposto, ed altri che non sempre coincidono con il verbo in genere e numero. Ed infine, quello che determina se una parola è singolare o plurale non è la morfologia della stessa, ma il verbo che porta. Prima di passare allo studio della parola «Elohim» vediamo alcuni esempi:
Per quanto ciò che ci interessa qui sono le parole al singolare che hanno forma plurale, lascieremo gli altri esempi relativi a genere per un’altra occasione in cui sia rilevante.
Alcune parole al singolare che hanno forma plurale, che troviamo nelle Scritture:
• panim – faccia, viso, volto
• achòt – sorella
• rachamim – compassione (morfologicamente sarebbe il plurale di “rechem”, utero, ma semanticamente è una parola diversa)
• kelulòt – stato nuziale, della sposa durante la celebrazione del matrimonio
• avarim – la riva opposta (di un fiume)
• mareròt – amarezza
• Yerushalayim – Gerusalemme, ha la particolarità di essere una parola femminile singolare con forma di maschile plurale (c’è un senso in questo, ma è oggetto di un altro studio).
Questi pochi esempi (ce ne sono molti di più) ci mostrano che le regole morfologiche ebraiche non sono rigide e non è possibile stabilire il genere ed il numero di una parola in modo isolato, ma solo se considerata nel contesto. Ci sono parole che possono anche avere la stessa forma nel singolare e plurale, ma cambiando significato. Ad esempio, «Mitzrayim», che può significare “Egitto” o “Egizî” (oppure gli “egiziani” di oggi). Come si fa a determinare di quale di questi significati si tratta? Secondo il verbo che l’accompagna: se è singolare, è l’Egitto, se plurale, sono gli Egizî. Lo stesso vale per «Elohim»: la stessa parola può fare riferimento a D*o, o angeli, o divinità pagane. Quando si tratta di D*o, il verbo è sempre singolare.
Consideriamo dunque, tra gli usi del plurale nella lingua ebraica, la parola «Elohim».
Uno di questi usi si riferisce a qualità, come nel caso di sostantivi astratti che terminano in -tà, -tù, -ezza, etc. (come in inglese -hood, -ness, -ship, -ty). dovrebbe essere tradotto “Deità”, piuttosto che D*o. D’altronde, la stessa parola “elohim” è utilizzatao per indicare déi pagani, non solo in plurale, ma anche in singolare:1Re 11:4 Al tempo della vecchiaia di Salomone, le sue mogli gli fecero volgere il cuore verso altri dèi [elohim]; ed il suo cuore non appartenne interamente all’Eterno suo Elohim, come il cuore di Davide suo padre.
11:5 Salomone seguì Astarte, divinità [elohim] dei Sidonî.Nell’esempio citato sopra vediamo che la stessa parola “elohim” si usa in plurale per “déi” ed in singolare per una “dea” femmina!
1Re 11:33 Ciò, perché i figli d’Israele mi hanno abbandonato, si sono prostrati davanti ad Astarte, divinità [elohim] dei Sidonî, davanti a Chemos, dio [elohim] di Moab, e davanti a Milcom, dio [elohim] degli Ammoniti, e non hanno camminato nelle mie vie per fare ciò che è giusto agli occhi miei e per osservare le mie leggi e i miei precetti, come aveva fatto Davide, padre di Salomone.
Qui si citano dei nomi di idoli pagani, i quali NON erano trini, né plurali, ma semplici dèi singolari, sia maschili che femminili, eppure tutti sono chiamati, individualmente, “elohim”, la stessa parola morfologicamente plurale con la quale designa il D*o di Israele. Se dovessimo tradurre il termine ebraico all’italiano usando sempre la stessa parola, questa sarebbe “divinità” o “deità”. Proviamo:
1Re 11:33 Ciò, perché i figli d’Israele mi hanno abbandonato, si sono prostrati davanti ad Astarte, divinità/deità [elohim] dei Sidonî, davanti a Chemos, divinità/deità [elohim] di Moab, e davanti a Milcom, divinità/deità [elohim] degli Ammoniti, e non hanno camminato nelle mie vie per fare ciò che è giusto agli occhi miei e per osservare le mie leggi e i miei precetti, come aveva fatto Davide, padre di Salomone.
Quindi, siamo riusciti a tradurre con la stessa parola i termini maschile e femminile (dio/dea) in corrispondenza più esatta con il testo ebraico, che definisce tutti e ciascuno di loro, al singolare, come “elohim” – in quanto all’altro testo sopra citato, anche in lingua italiana possiamo distinguere se “deità” o “divinità” si deve intendere in singolare o in plurale soltanto in base al numero espresso dal verbo o aggettivo:
1Re 11:4 Al tempo della vecchiaia di Salomone, le sue mogli gli fecero volgere il cuore verso altre divinità [elohim]; ed il suo cuore non appartenne interamente all’Eterno suo Elohim, come il cuore di Davide suo padre.
11:5 Salomone seguì Astarte, divinità [elohim] dei Sidonî.Allora, che cosa è che determina se “elohim” è singolare o plurale? Senza dubbio, il verbo (o l’aggettivo).
A questo punto abbiamo già messo in evidenza che, anche se “elohim” è morfologicamente plurale, non implica riferimento ad entità plurali perché sia Astaroth che Kemosh e Moloc erano idoli unipersonali, non trini o plurali in nessun modo e quindi portano verbo ed aggettivo in singolare, proprio come Elohim quando si riferisce al D*o di Israele. In tutti i casi, Elohim (in riferimento all’Unico D*o) porta sempre l’aggettivo al singolare, mai al plurale:
Elohim tzadiq (אלהים צדיק) – Salmo 7:9; Elohim tov (אלהים טוב) – Salmo 73:1; Elohim haGadol (האלהים הגדול) – Neemia 8:6; ecc.
Oltre a questo, c’è un altro motivo per cui l’Eterno si chiama Elohim:
Nelle lingue semitiche vi è quello che viene chiamato “plurale d’eccellenza” (anche se alcuni lo negano ignorando la linguistica, è una forma grammaticale comune a tutte le lingue semitiche sin dall’antica akkadico, e trasmessa anche all’arabo, come vedremo di seguito). Questa forma di plurale è usata come superlativo, come la più alta espressione di qualcosa. Ecco alcuni esempi:
In Isaia 40:14 la parola tradotta “discernimento”, “intelligenza”, “comprensione”, è «ťbunot», forma plurale di «ťbunah», che indica non pluralità, bensì una massima dimensione.
In Isaia 27:11 la parola tradotta “intelligenza”, “comprensione”, è «binot», forma plurale di «binah», e non indica plurale, ma è un’espressione poetica.
Essendo «ťbunah» e «binah» concetti astratti, non possono avere plurale.
In Daniel 9:23 la parola tradotta “amato”, “molto amato” è «chamudot», forma plurale femminile di «chamud», che significa “prezioso”, “caro”, “amato”, “auspicabile” e vediamo qui che questo termine è usato verso un uomo.
Era Daniel trino? Ovviamente, no.
In Isaia 33:15 la parola tradotta “giustizia” è «tz’dakot», forma plurale di «tz’dakah», che esprime la massima dimensione della giustizia, la quale non può mai essere plurale, perché è un concetto astratto.
In Proverbi 1:20 la parola tradotta “saggezza” è «chakhmot», forma plurale di «chokhmah», che esprime la massima dimensione della saggezza, la quale non può mai essere plurale, perché è un concetto astratto.
Un caso molto interessante è come tutti i traduttori in tutte le lingue hanno tradotto Proverbi 30:3 “Non ho imparato la saggezza, e non ho la conoscenza del Santo”. La parola qui tradotta “Santo” è «k’doshim», forma plurale di «kadosh». Perché nessuno degli studiosi, in nessuna lingua, ha tradotto questa parola come “santi”, in plurale, essendo che in ebraico è morfologicamente così? Perché, ovviamente, tutti gli esperti sono consapevoli dell’esistenza del plurale d’eccellenza nella lingua ebraica.
Come questi ci sono molti altri esempi, ma questi possono bastare a titolo illustrativo.
È chiaro che Elohim, quando ci si riferisce a D*o, è sempre, in tutti i casi, singolare, e non implica in alcun modo che vi sia una pluralità in Lui. Tuttavia ci sono quelli che ostinatamente presentano un’altra obiezione, la quale esporremo di seguito:Genesi 1:26 Poi Elohim disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza
Genesi 3:22 Poi l’Eterno Elohim disse: Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male.
Genesi 11:5-7 L’Eterno discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. L’Eterno disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!”
Geremia 30:5 Così parla l’Eterno: Noi udiamo un grido di terrore, di spavento, e non di pace.Come possiamo vedere in questi quattro passaggi, D*o usa il plurale in riferimento a Sé stesso. È il plurale d’eccellenza (pluralis excellentiae) ed il verbo in modo coortativo –in un buon libro di grammatica dell’ebraico della Bibbia si possono trovare ampiamente spiegati questi concetti, per coloro che desiderino approfondire–. In tutti i casi, si tratta di D*o che parla in prima persona, ma non si usa mai un verbo al plurale quando le Scritture si riferiscono a Lui in seconda o terza persona, e soltanto in questi quattro brani sopra citati Egli stesso usa il plurale in prima persona. Ora spiegheremo il perché.
Quando si dà un’ordine, è grammaticalmente necessario che coinvolga due persone: una che dà l’ordine ed un’altra che la esegue. Per questo motivo, l’imperativo in ebraico solo esiste con forma propria in seconda persona, essendo la prima colui che parla, e si rivolge alla seconda. E cosa succede quando qualcuno si dà ordini a sé stesso? Usa il modo coortativo, che sarebbe come un auto-imperativo. Questo modo verbale, che esiste solo in prima persona, è costruito usando la prima persona plurale in tempo futuro, e dev’essere plurale perché l’imperativo richiede che ci siano due persone: chi dà l’ordine e chi la riceve, quindi “io” diventa “noi “, perché “io” dò l’ordine a “me” di fare qualcosa.
In Genesi 1 D*o dà una serie di comandi:1:3 Elohim disse: “Sia luce!” E luce fu
1:6 Elohim disse: “Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque”.
1:9 Elohim disse: “Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l’asciutto”.
1:11 Elohim disse: “Produca la terra della vegetazione, ecc.”
1:14 Elohim disse: “Vi siano delle luci nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; ecc.”
1:20 Elohim disse: “Producano le acque in abbondanza esseri viventi, e volino degli uccelli sopra la terra per l’ampia distesa del cielo”.
1:24 Elohim disse: “Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra, secondo la loro specie”.
1:26 Elohim disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza”.Questi sono gli otto comandi dati da Elohim nella Creazione. Si noti che in tutti i casi il verbo è “disse”, non “dissero”. Questo verbo è ciò che determina il numero del sostantivo. Nei primi sette comandi, Egli dà l’ordine alle cose create, nell’ultimo dà un’ordine a Sé stesso, e per questo motivo usa il modo coortativo del verbo, che è morfologicamente un futuro plurale. Anche in italiano usiamo a volte questo tipo di forma verbale, anche se non esiste come modo definito.
In Genesi 11:7 è l’ultima volta che troviamo questa stessa forma verbale, quando l’Eterno (non “Elohim”) dà un comando a Sé stesso: “Scendiamo e confondiamo”, ed è chiaro che YHVH non è un Nome morfologicamente plurale , tuttavia usa il modo coortativo del verbo perché è quello che corrisponde grammaticalmente, e non perché implichi una pluralità del soggetto.
In Genesi 3:22 troviamo il plurale d’eccellenza nel pronome, ed in Geremia 30:5 nel verbo. Questa è una forma naturale in tutte le lingue semitiche, tanto che in arabo, chi ha letto il corano può aver notato che in tutti i casi in cui l’oratore è Allah parla di sé stesso dicendo “noi” ed il verbo sempre al plurale. Ed a nessuno verrebbe in mente utilizzare questo povero argomento per dimostrare che Allah è plurale o che è una trinità o che abbia alcun indizio di pluralità in lui. Quindi, chi nega che vi sia il plurale di eccellenza in ebraico manca di conoscenza. Vediamo altri casi nella Bibbia in cui il plurale d’eccellenza viene utilizzato da uomini, comuni mortali:Daniel 2:26 Il re disse a Daniel, detto Beltshazzar: “Sei capace di farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua interpretazione?” 36 Questo è il sogno; ora ne daremo l’interpretazione al re.
Qui l’unico interprete dei sogni è Daniel, però, egli dice “daremo”.
Ezra 4:7 Poi, al tempo di Artaserse, Bislam, Mitredat, Tabeel e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse, re di Persia. La lettera era scritta in caratteri aramaici e redatta in aramaico.
17 Il re mandò questa risposta a Reum, il governatore, a Simsai il segretario e agli altri loro colleghi che stavano a Samaria e altrove di là dal fiume: Salute, eccetera.
18 La lettera che ci avete mandato, è stata fedelmente letta in mia presenza.Qui ci viene detto che l’unico destinatario della lettera era il re, non tutta la corte. Il re risponde dicendo: la lettera che “ci” avete mandato, un chiaro uso del plurale d’eccellenza.
Conclusione:
La parola «Elohim» in riferimento a D*o è sempre, in tutti i casi, singolare e non indica in alcun modo che possa implicare o suggerire una pluralità. L’uso del verbo al plurale nelle pochissime volte che si trova (abbiamo citato tutti i casi esistenti nel TaNaKh) è in modo coortativo o in plurale d’eccellenza. Allo stesso modo il pronome, l’unica volta che si trova in prima persona plurale è plurale d’eccellenza. Così lo determinano tutti gli studiosi della lingua ebraica, ebrei e non ebrei. Chiunque abbia dei dubbi può consultare le opere di Rabbi Saadia Gaon, David Kimhi, Abraham Ibn Ezra, Yehuda ben David Hayyukh (ebrei) e di John Reuchlin, Wilhelm Gesenius, Paul Joon, Rudolf Meyer ed altri studiosi gentili.
Nella seconda parte vedremo la parola «Echàd».
ECHÀD
Come abbiamo visto nella prima parte, l’argomento dei trinitari sulla parola “Elohim” non ha fondamento nella Scrittura né nella linguistica, ed è semplicemente sbagliato (forse per mancanza di conoscenza, o mala fede in molti casi), ma per quanto riguarda a «Echàd» la loro argomentazione è chiaramente fallace.
L’inganno (perché tale è e non altro) che essi propongono è una presunta differenza tra «echàd» e «yachìd». Una differenza tra i due termini c’è, ma non è quella che essi dicono. Anche in italiano esiste una differenza tra “uno” ed “unico”, ed è esattamente la stessa che c’e in ebraico tra «echàd» e «yachìd». Se comprendiamo la differenza in italiano, possiamo facilmente capire quella che esiste in ebraico, perché è esattamente la stessa.
In italiano “uno” significa “uno” (non tre, né nessun altro numero), una unità, che può o non può essere composta da più elementi: per esempio, “un uomo” è un’unità singola, “un popolo” è un’unità collettiva. E lo stesso vale per “unico” –qualcosa che è solo uno in esistenza o lo è nel contesto di un genere o di una specie–, può anche riferirsi ad una unità composita, ad esempio: “la sua unica ricchezza sono i suoi figli”; qui vediamo che qualcosa che è “unica” può essere composta da più persone. Pertanto, in termini di singolarità o pluralità, sia “uno” che “unico” ammettono entrambe le possibilità. E lo stesso si intende per «echàd» y «yachìd».
Consideriamo prima gli unici brani in cui si trova la parola «yachìd» nel TaNaKh:Genesi 22:2 Elohim disse: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico [yachìd], colui che ami, Yitzhak, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò”.
22:12 E l’angelo disse: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Elohim, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico [yachid] tuo”.
22:16 “Io giuro per me stesso, dice l’Eterno, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico [yachid] tuo”.
Proverbi 4:3 Quand’ero ancora bambino presso mio padre, tenero e unico [yachid] presso mia madre.
Geremia 6:26 Figlia del mio popolo, vèstiti di sacco, ròtolati nella cenere, prendi il lutto come per un figlio unico [yachid], fa’ udire un amaro lamento, perché il devastatore ci piomba addosso improvviso.
Amos 8:10 Trasformerò le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in lamento; coprirò di sacchi tutti i fianchi e ogni testa sarà rasa. Il paese piomberà nel lutto come quando muore un figlio unico [yachid], la sua fine sarà come un giorno d’amarezza.Sappiamo perfettamente che Isacco non era l’unico figlio di Abraham, ma ne aveva altri sette. Allora, in questo caso l’uso di «yachìd», vuol dire che si tratta di una sola persona? No! Piuttosto, significa che si tratta di una persona speciale, un figlio distinto dagli altri. Pertanto, questo brano non serve come esempio per dimostrare ciò che i trinitari cercano di dimostrare.
Lo stesso senso di “speciale” è ciò che vediamo in Proverbi 4:3. Non indica “unità indivisibile” (che è quello che «yachìd» NON significa in nessun caso), ma mostra una categoria speciale, una preferenza, un privilegio.
In questo senso, se i trinitari dicono che Elohim non è «yachìd» bestemmiano, perché questo vorrebbe dire che non è l’unico D*o per loro, ma che ce ne sono altri. In altre parole, negare che Elohim è «yachìd» è politeismo.
Anche il popolo di Israele (unità composta da molte persone) è «yachìd» per il Signore, perché è il Suo tesoro particolare.
Negli altri due brani che abbiamo citato, «yachìd» indica unico figlio, vale a dire, che non ci sono più figli. Non c’è nessuna prova che potrebbe significare “uno singolo”, come sostenuto da alcuni che si pretendono teologi.
Passiamo ora a considerare la parola «echàd», che è scritta più di 300 volte nel TaNaKh. Dovuto all’abbondanza di testi in cui compare questa parola, solo citeremo alcuni, quelli sufficienti per dimostrare che «echàd» significa “uno” e non implica alcuna pluralità
Esempi nel Libro di Genesi:Genesi 1:9 Poi Elohim disse: “Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico [echàd] luogo e appaia l’asciutto”. E così fu.
UN luogo: unità singola.
Genesi 11:6 L’Eterno disse: “Ecco, essi sono un solo [echàd] popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare.
UN popolo: unità composita.
Genesi 21:15 Quando l’acqua dell’otre finì, lei mise il bambino sotto un [echàd] arboscello;
UN albero: unità singola.
Genesi 22:2 Elohim disse: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico [yachìd], colui che ami, Yitzhak, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno [echàd] dei monti che ti dirò”.
UN monte: unità singola.
Genesi 40:5 In una medesima [echàd] notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, che erano rinchiusi nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, un sogno per uno, e ciascun sogno aveva il suo significato particolare.
41:11 L’uno e l’altro facemmo un sogno nella stessa [echàd] notte: facemmo ciascuno un sogno con un significato particolare.UNA notte: unità singola.
Genesi 41:5 Poi si riaddormentò e sognò di nuovo: ecco sette spighe, grosse e belle, venir su da un unico [echàd] stelo:
41:22 Poi vidi ancora nel mio sogno sette spighe venire su da un unico [echàd] stelo, piene e belle;UN UNICO stelo: unità singola.
Genesi 41:25 Allora Yosef disse al faraone: Ciò che il faraone ha sognato è una [echàd] stessa cosa. Elohim ha indicato al faraone quello che sta per fare.
41:26 Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni; è uno [echàd] stesso sogno.UN sogno: unità composta da due cose ASTRATTE che significano una stessa cosa.
Genesi 42:16 Mandate uno [echàd] di voi a prendere vostro fratello e voi resterete qui in carcere, perché le vostre parole siano messe alla prova e si veda se c’è del vero in voi; se no, per la vita del faraone, siete delle spie!
42:19 Se siete gente sincera, uno [echàd] di voi fratelli resti qui incatenato nella vostra prigione; e voi andate, portate il grano necessario alle vostre famiglie.UN uomo: unità singola (oppure erano questi uomini delle “trinità”?)
Esempi nel Libro di Esodo:
Esodo 10:19 L’Eterno fece levare un vento contrario, un fortissimo vento di ponente, che portò via le cavallette e le precipitò nel Mar Rosso. Non rimase neppure una [echàd] cavalletta in tutta l’estensione dell’Egitto.
UNA locusta: unità singola (o forse la locusta è un essere trino?)
Esodo 12:46 Si mangi ogni agnello per intero in una [echàd] casa. Non portate fuori casa nulla della sua carne e non gli spezzate neanche un osso.
UNA casa: unità singola, perché in questo caso si parla di casa nel senso di abitazione, non di famiglia.
Esodo 17:12 Ma le mani di Mosè si facevano pesanti. Allora essi presero una pietra, gliela posero sotto ed egli si sedette; Aaronne e Hur gli tenevano le mani alzate, uno [echàd] da una parte e l’altro [echàd] dall’altra. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
UNO era Aaron e l’altro (in ebraico dice anche “UNO”) era Hur ... erano questi due uomini trini?
Esodo 25:19 Fa’ un [echàd] cherubino per una delle estremità e un [echàd] cherubino per l’altra; farete in modo che questi cherubini escano dal propiziatorio alle due estremità.
UN cherubino: unità singola (oppure anche i cherubini sono delle “trinità”?)
Esodo 29:1 Questo è quello che farai per consacrarli a me come sacerdoti. Prendi un [echàd] vitello e due montoni senza difetto;
UN vitello: unità singola (o anche gli animali sono “trini”?)
Esodo 33:5 Infatti l’Eterno aveva detto a Mosè: “Di’ ai figli d’Israele: «Voi siete un popolo dal collo duro; se io salissi per un [echàd] momento solo in mezzo a te, ti consumerei! Ora, dunque, togliti i tuoi ornamenti e vedrò come io ti debba trattare»”.
UN momento: unità semplice ed assolutamente INDIVISIBILE!!! Un momento è la più piccola unità di tempo. Non può esistere un momento a tappe, né composto in alcun modo. E qui si vede che un momento è «echàd».
Esodo 37:19 Su uno [echàd] dei bracci vi erano tre calici a forma di mandorla, con un pomo e un fiore; sull’altro [echàd] braccio, tre calici a forma di mandorla, con un pomo e un fiore. Lo stesso per i sei bracci uscenti dal candelabro.
UN braccio: unità singola.
Esempi nel Libro di Levitico:
Levitico 5:7 Se non ha mezzi per procurarsi una pecora, porterà all’Eterno, come sacrificio per la colpa, per il peccato che ha commesso, due tortore o due giovani piccioni: uno [echàd] come sacrificio espiatorio, l’altro [echàd] come olocausto.
12:8 Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due giovani piccioni: uno [echàd] per l’olocausto e l’altro [echàd] per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote farà l’espiazione per lei, ed ella sarà pura.UNA colomba o piccione e ALTRA (in ebraico “UNA”) colomba o piccione, animali che difficilmente possono essere considerati trini.
Levitico 7:14 Di ognuna di queste offerte si presenterà una [echàd] parte come oblazione elevata all’Eterno; essa sarà del sacerdote che avrà fatto l'aspersione del sangue del sacrificio di riconoscenza.
UNA parte, cioè, qualcosa che è già stata divisa,e ciascuna delle sue parti è «echàd». Unità singola.
Levitico 8:26 Dal paniere dei pani azzimi, che era davanti all’Eterno, prese una [echàd] focaccia senza lievito, una [echàd] focaccia di pasta intrisa d’olio e una [echàd] lasagna, e le pose sulle parti grasse e sulla coscia destra;
UNA focaccia, UNA lasagna… unità che sono in realtà divisibili, ma non in altre unità definite se non in pezzi, che separatamente ciascuno da sé non forma un tutto.
Levitico 14:10L’ottavo giorno prenderà due agnelli senza difetto, un’agnella [echàd] di un anno senza difetto, tre decimi di fior di farina, come oblazione, intrisa d’olio, e un log [echàd] di olio.
14:21 Se quel tale è povero e non può procurarsi queste cose, prenderà un [echàd] solo agnello da offrire in sacrificio per la colpa, come offerta agitata, per fare l’espiazione per lui, un solo decimo di un efa di fior di farina intrisa d’olio, come oblazione, e un log [echàd] d’olio.
14:22 Prenderà anche due tortore o due giovani piccioni, secondo i suoi mezzi; uno [echàd] sarà per il sacrificio per il peccato, e l’altro [echàd] per l’olocausto.UNA agnella, UN agnello, UNA colomba o piccione… tutti sono animali, quindi delle unità e non delle trinità.
UN log, è un’unità di misura indivisibile.Levitico 16:5 Dalla comunità dei figli d’Israele prenderà due capri per un sacrificio per il peccato e un [echàd] montone per un olocausto.
16:8 Aaronne tirerà a sorte tra i due, uno [echàd] sarà per l’Eterno e l’altro [echàd] di Azazel.UN montone, UN capro, UN ALTRO capro… tutti sono animali, quindi delle unità e non delle trinità.
Levitico 23:18 Con quei pani offrirete sette agnelli dell’anno, senza difetto, un [echàd] vitello e due montoni, che saranno un olocausto all’Eterno insieme alla loro oblazione e alle loro libazioni; sarà un sacrificio consumato dal fuoco, di profumo soave per l’Eterno. 23:19 E offrirete un [echàd] capro come sacrificio per il peccato e due agnelli dell’anno come sacrificio di riconoscenza.
UN vitello, UN capro… più animali, tutti quanti delle unità e non delle trinità.
Levitico 24:22 Avrete una [echàd] stessa legge tanto per lo straniero quanto per il nativo del paese; poiché io sono l’Eterno vostro Elohim.
UNA legge è un’unità astratta non quantificabile né divisibile.
Levitico 25:48 Dopo che si sarà venduto, potrà essere riscattato; lo potrà riscattare uno [echàd] dei suoi fratelli.
UN fratello è un uomo, un essere umano. UNA PERSONA, non tre.
Esempi nel Libro di Numeri:
In questo libro troviamo la parola «echàd» decine di volte in riferimento ad animali, creature che i trinitari non considerano trini o plurali, e tuttavia in nessuno dei casi si usa il termine «yachìd» come essi dicono che si dovrebbe usare per designare esseri non compositi.Numeri 7:11 L’Eterno disse a Mosè: “I capi presenteranno la loro offerta, un [echàd] principe in un giorno, un [echàd] altro principe in altro giorno. per la dedicazione dell’altare”.
UN principe è un uomo, un essere umano. UNA PERSONA.
Numeri 7:15-16 Un [echàd] vitello, un [echàd] montone, un [echàd] agnello dell’anno per l’olocausto, un [echàd] capro per il sacrificio per il peccato;
(cfr. Numeri 7:21-22;27-28;33-34;39-40;45-46;51-52;57-58;63-64;69-70;75-76;81-82).UN vitello, UN montone, UN agnello, UN capro. Animali, gli esseri unitari e non trini. In questi brani si usa «echàd» 24 volte in riferimento ad animali. C’è qualcuno ancora convinto che «echàd» implica pluralità e non unità? Nel caso, presenteremo ancora altri esempi.
Numeri 11:19 Ne mangerete non per un [echàd] giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni;
In questo caso, «echàd» si manifesta come unità assoluta, distinto da due, tre, o qualsiasi altro numero.
Numeri 13:2 “Manda degli uomini a esplorare il paese di Canaan che io do ai figli d’Israele. Mandate un [echàd] uomo per ogni tribù dei loro padri; un [echàd] uomo sia capo in mezzo a loro”.
UN uomo, UN capo. Persone, uomini, esseri unitari, non trini.
Numeri 15:16 Ci sarà una [echàd] stessa legge e uno [echàd] stesso diritto per voi e per lo straniero che soggiorna da voi.
UNA legge, UN diritto, è un’ unità astratta non quantificabile né divisibile.
Numeri 17:3 E scriverai il nome di Aaronne sul bastone di Levi, poiché ci sarà un [echàd] bastone per il capo di ogni casa patriarcale.
UN bastone, un’unità indivisibile.
Numeri 29:2 Offrirete, come olocausto di profumo soave per l’Eterno, un [echàd] vitello, un [echàd] montone, sette agnelli dell’anno senza difetti;
29:4 un [echàd] decimo per ciascuno [echàd] dei sette agnelli;
29:5 e un [echàd] capro, come sacrificio per il peccato, per fare l’espiazione per voi:
29:8 e offrirete, come olocausto di profumo soave all’Eterno, un [echàd] vitello, un [echàd] montone, sette agnelli dell’anno, che siano senza difetti:
29:11 e un [echàd] capro come sacrificio per il peccato, oltre al sacrificio espiatorio, l’olocausto quotidiano con la sua oblazione e la sua libazione.
(cfr. Numeri 29:16,19,22,25,28,31,34)
Numeri 29:36 e offrirete, come olocausto, come sacrificio consumato dal fuoco, di profumo soave per l’Eterno, un [echàd] giovenco, un [echàd] montone, sette agnelli dell’anno senza difetti;
29:38 e un [echàd] capro, come sacrificio per il peccato, oltre all’olocausto quotidiano, con la sua oblazione e la sua libazione.UN vitello, UN montone, UN capro, UN giovenco… tutti gli animali, senza eccezione, sono quantificati con la parola «echàd» per determinare “uno”. Non si utilizza nessun altro termine. Definitivamente, «echàd» indica unità.
Numeri 35:30 Se uno uccide un altro, l’omicida sarà messo a morte in seguito a deposizione di testimoni; ma un unico [echàd] testimone non basterà per far condannare a morte una persona.
UN UNICO, SOLO testimone è una persona, non tre o qualche altro numero, non è una pluralità, si tratta di un uomo o di una donna, ma è sempre UNO.
Potremmo estendere ulteriormente questo studio. Abbiamo tutto il resto della Bibbia per dimostrare ancora che «echàd» non suggerisce in alcun modo una pluralità, ma tutto il contrario, è la definizione più assoluta di unità. Onestamente crediamo che i brani citati devono essere sufficienti. Le evidenze sono chiare, con centinaia di passaggi biblici (non considerati isolatamente e fuori contesto per voler dimostrare un errore), che il “Shemá” dichiara senza dubbio che YHVH Elohim è UNO. Se qualcuno vuole essere trinitario è nel suo diritto; ciò che non può fare è giustificarlo con le Scritture. Shalom!